Ricevi una chiamata dalla banca: ecco le truffe telefoniche più pericolose

Quando si riceve una chiamata che apparentemente proviene dalla propria banca, spesso il primo istinto è quello di affidarsi al numero visualizzato sullo schermo e alla professionalità del presunto operatore. Tuttavia, il panorama delle truffe telefoniche legate agli istituti di credito ha raggiunto livelli di sofisticazione tali da ingannare anche gli utenti più attenti. I criminali informatici oggi sfruttano tecniche evolute, come lo spoofing del numero e la simulazione di linguaggio, per svuotare i conti correnti senza che la vittima si accorga davvero dell’inganno.

I principali metodi di truffa: vishing, smishing e spoofing

Le tecniche utilizzate dai truffatori non si limitano più alle banali email sgrammaticate o alle richieste palesemente sospette. Oggi il cosiddetto “triangolo delle frodi digitali” comprende vishing (telefonate fraudolente), smishing (messaggi SMS truffaldini) e phishing (email ingannevoli), tutte spesso affiancate dalla tecnica dello spoofing, che consente di far apparire sullo smartphone della vittima il vero numero della propria banca.

Il vishing, derivato dall’unione di “voice” e “phishing”, è una delle forme più insidiose: il truffatore telefona all’utente, adottando un linguaggio professionale e convincente, spesso con un tono di voce familiare o cortese. Grazie allo spoofing, il numero visualizzato sembra realmente appartenere all’istituto di credito, abbattendo ulteriormente le difese della vittima. In questa situazione, il criminale può chiedere all’interlocutore di comunicare informazioni sensibili, simularne l’accesso all’home banking, guidarlo all’inserimento di OTP (codici usa e getta) o addirittura indurlo a fare bonifici verso conti dei truffatori.

Nel caso dello smishing, la frode si avvale di messaggi SMS che fingono di provenire dalla banca. Questi testi avvertono l’utente di presunte attività sospette o blocchi del conto, inducendolo spesso a telefonare a un numero specifico. Proprio chiamando tale numero, la vittima entra in contatto con il truffatore, che metterà in atto le stesse strategie persuasive del vishing.

L’evoluzione del social engineering bancario

Negli ultimi anni, i truffatori hanno raffinato incredibilmente le proprie tecniche di social engineering, ovvero l’arte di manipolare le persone per carpire informazioni riservate o far eseguire azioni che altrimenti non compierebbero. Gli standard di sicurezza delle banche sono sempre più avanzati, ma anche la strategia dei malintenzionati si è adattata: spesso i criminali si presentano come operatori del servizio clienti, parlando con estremo garbo e infondendo fiducia all’interlocutore, usando frasi rassicuranti e conoscendo dettagli apparentemente riservati.

Capita ormai di frequente che venga simulato addirittura l’aspetto grafico delle chat ufficiali delle banche, rendendo indistinguibili i profili dei truffatori da quelli autentici. Nei casi più sofisticati, i criminali incorporano anche tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, per scovare nuove vulnerabilità di sistema e orchestrare operazioni multiple a danno dell’utente in pochi istanti.

Esempi concreti di questa evoluzione si ritrovano nelle recenti sentenze dei tribunali italiani, che riconoscono la difficoltà da parte dei clienti nel distinguere tra comunicazioni autentiche e truffaldine. In più occasioni, i giudici hanno escluso la colpa grave del cliente, stabilendo che il meccanismo fraudolento fosse di una qualità tale da risultare indistinguibile dalla realtà, anche quando la telefonata proveniva dal numero “clonato” della banca stessa.

Le truffe più insidiose e come riconoscerle

Tra i raggiri più ingegnosi che si stanno diffondendo, spicca l’utilizzo di videochiamate WhatsApp fasulle. In questi casi, la vittima riceve dapprima un messaggio che segnala una movimentazione anomala sul conto e un numero da chiamare per bloccarla. All’altro capo del telefono, un truffatore si spaccia per operatore della banca e propone una videochiamata “sicura” per una verifica urgente. Durante la chiamata (in cui, ovviamente, non viene mai mostrato il volto del falso operatore), viene richiesto di condividere lo schermo dello smartphone: è a questo punto che il criminale guida la vittima all’esecuzione di un bonifico verso un conto terzo oppure sottrae le credenziali di accesso all’home banking.

Elenco delle strategie di inganno più frequenti:

  • Videochiamate fraudolente con richiesta di condivisione dello schermo
  • Chiamate dal numero ufficiale della banca (tecnica dello spoofing)
  • Fake operator che chiedono dati personali, OTP o credenziali di accesso
  • Messaggi SMS o email che annunciano blocchi, bonifici sospetti o necessità di aggiornamenti urgenti
  • Simulazione della grafica delle chat ufficiali nelle applicazioni mobili della banca
  • Un altro elemento tipico delle truffe è la pressione psicologica esercitata dal truffatore: viene quasi sempre richiesto di agire con urgenza, con la minaccia di perdita immediata del denaro, blocco permanente del conto o procedimenti legali. Questa pressione è volontariamente esercitata per ridurre la capacità dell’utente di ragionare con freddezza e per impedire che ricorra a controlli o verifiche direttamente con la filiale.

    Come difendersi: consigli pratici e azioni immediate

    La conoscenza delle strategie di truffa è il primo vero scudo contro queste minacce. Nessuna banca, infatti, chiederà mai di comunicare credenziali di accesso, OTP, PIN o di condividere lo schermo del proprio dispositivo tramite canali non ufficiali o in chiamata. In presenza di una chiamata sospetta dal proprio istituto di credito, è bene:

  • Non comunicare mai informazioni riservate al telefono, anche se la chiamata sembra autentica.
  • Non seguire mai istruzioni di bonifici telefonici, anche se minacciati di perdita di denaro.
  • Controllare sempre tramite l’app ufficiale o accedere direttamente dal sito della banca, senza utilizzare link o numeri forniti via SMS, email o telefonata.
  • Interrompere la comunicazione se si percepisce pressione, urgenza o elementi sospetti e chiamare direttamente la filiale della banca o il numero verde presente sul sito ufficiale.
  • Segnalare subito l’accaduto alle autorità competenti e alla banca per mettere in sicurezza il proprio conto.
  • L’educazione finanziaria digitale rappresenta oggi più che mai una risorsa fondamentale: riconoscere i segnali d’allarme permette di essere meno vulnerabili ai tentativi di raggiro. Alcune banche offrono corsi online o contenuti informativi per aiutare i propri clienti a distinguere comunicazioni autentiche da messaggi fraudolenti.

    Non bisogna inoltre esitare a contattare il supporto clienti della propria banca per ogni dubbio, senza mai utilizzare recapiti forniti durante una telefonata sospetta. È importante sapere che, in caso di danno economico derivante da tecniche di phishing, vishing o altre truffe equiparabili, alcune sentenze recenti hanno attribuito alle banche un dovere di aggiornamento e protezione dei sistemi di sicurezza, obbligandole, in assenza di colpa grave del cliente, a risarcire le vittime.

    Cosa fare in caso di truffa: responsabilità, denuncia e tutela

    Se si cade vittima di una truffa telefonica bancaria, è fondamentale agire tempestivamente per limitare i danni e massimizzare le probabilità di recupero delle somme sottratte. Il primo passo è bloccare immediatamente le proprie carte e i canali di home banking tramite i numeri di emergenza della banca, reperibili solo dal sito ufficiale.

    Bisogna poi sporgere denuncia alle forze dell’ordine, fornendo ogni dettaglio della comunicazione ricevuta e delle operazioni sospette effettuate. È essenziale conservare SMS, email, screenshot e registrazioni delle chiamate, se disponibili.

    Dal punto di vista della responsabilità e dell’eventuale risarcimento, la giurisprudenza italiana si sta evolvendo: i giudici, soprattutto in presenza di truffe messe in atto con tecniche raffinate e difficili da riconoscere, escludono quasi sempre la colpa grave dell’utente e attribuiscono alla banca l’onere di mantenere i propri sistemi aggiornati e protetti. Resta tuttavia fondamentale la collaborazione con l’istituto di credito, che talvolta può anche anticipare il rimborso in via bonaria, in attesa delle indagini formali.

    Compare anche la responsabilità delle banche nel dotarsi di sistemi basati su intelligenza artificiale in grado di rilevare comportamenti anomali, come l’esecuzione di bonifici multipli e ravvicinati verso beneficiari sconosciuti. Questo impegno per la sicurezza è un elemento che può rafforzare ulteriormente la tutela dei consumatori.

    Prevenire resta comunque il miglior strumento per difendersi, così come la conoscenza e la tempestività nella reazione. In caso di sospetto o perplessità, è sempre meglio una verifica in più che una fiducia mal riposta.

    Per approfondire ulteriormente le truffe digitali e le strategie di protezione, si può consultare anche la guida del Garante Privacy relativa al vishing, aggiornata costantemente per fronteggiare le minacce emergenti. Rimanere informati, aggiornare frequentemente password e dispositivi, e non condividere mai dati sensibili: questi sono i capisaldi per proteggere il proprio patrimonio dagli attacchi della criminalità digitale.

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