Allerta investitori: ecco quando finirà la corsa dell’oro secondo gli esperti

Se si analizza attentamente il comportamento dell’oro nei mercati finanziari nell’ultimo biennio, emerge chiaramente come il metallo giallo abbia vissuto una stagione di fortissimo interesse da parte degli investitori. I fattori principali che hanno sostenuto il rally sono stati molteplici: lo spettro dell’inflazione, le tensioni geopolitiche su scala globale, le politiche monetarie della Federal Reserve e la persistente domanda da parte delle banche centrali. Queste dinamiche hanno spinto l’oro a sfondare livelli mai raggiunti prima, con la soglia psicologica dei 3.000 dollari l’oncia aggiornata più volte nel corso del 2025, tanto che il prezzo ha toccato i 3.500 dollari nella primavera di quest’anno.

Il contesto attuale: rally, record e fattori di sostegno

La corsa dell’oro, iniziata nel 2023 con una progressione costante, si è ulteriormente accentuata nei primi mesi del 2025. Secondo diversi analisti e operatori del settore, una delle principali “responsabilità” di questo trend è da attribuire alle politiche protezionistiche degli Stati Uniti e alla volatilità delle relazioni commerciali con la Cina. Le tariffe doganali, le dichiarazioni del presidente Trump e una prolungata guerra commerciale hanno alimentato lo scenario di paura sui mercati, rafforzando il ruolo dell’oro come bene rifugio.

Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali, evidenzia come questa combinazione di incertezze e timori abbia generato uno slancio quasi senza precedenti per il metallo prezioso. Anche il dollaro USA, indebolendosi nel corso dell’anno, ha contribuito a rendere l’oro più appetibile agli investitori internazionali. In aggiunta va sottolineata la crescente domanda delle banche centrali, impegnate ad aumentare le riserve auree per proteggersi dall’inflazione e diversificare i portafogli nazionali.

Allo stesso tempo il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le stime di crescita globale per il 2025, portando ulteriore pressione verso gli asset percepiti come più sicuri e stabili, tra cui l’oro.

Le previsioni degli esperti: chi vede la fine della corsa?

Nonostante la situazione sembri favorevole a ulteriori aumenti di prezzo, alcune importanti voci nel panorama internazionale iniziano a manifestare prudenza. Citigroup è tra le istituzioni finanziarie più scettiche sulla sostenibilità del rally: i loro analisti prevedono che la corsa dell’oro sia prossima alla fine, con il rischio concreto di assistere a un assestamento nei prossimi trimestri. Secondo il loro report, il valore potrebbe scendere sotto i 3.000 dollari l’oncia nel 2026, stabilizzandosi fra 2.500 e 2.700 dollari.

I motivi alla base di questa previsione sono principalmente legati a una possibile ripresa della fiducia negli asset più rischiosi, favorita da un miglioramento del quadro macroeconomico, grazie a politiche fiscali e commerciali maggiormente espansive negli Stati Uniti. Se la Federal Reserve dovesse ridurre i tassi di interesse, il costo opportunità di detenere oro diminuirebbe sì, ma potrebbe anche spingere gli investitori a tornare su titoli tecnologici o più ciclici, riducendo la domanda di oro.

Alla visione di Citigroup si contrappongono però le previsioni di JPMorgan, Goldman Sachs e altri protagonisti del settore, che vedono ancora uno spazio di crescita per l’oro, fino a 3.700-4.000 dollari entro la fine del 2025. Tali scenari dipendono dall’evoluzione di variabili macroeconomiche, dalla pressione geopolitica e dalla capacità dell’oro di mantenere il suo ruolo centrale come asset difensivo.

Scenario intermedio: verso uno storno o una stabilizzazione?

Tra gli analisti più equilibrati, si segnala chi prevede per il secondo semestre del 2025 un comportamento laterale dell’oro, con la possibilità di una stabilizzazione intorno ai 3.000 dollari. Secondo DailyForex, le oscillazioni dovrebbero riflettere sia la potenziale ripresa dei mercati azionari sia una domanda residua diretta all’oro come strumento di diversificazione, soprattutto in portafogli globali dove la volatilità delle criptovalute e di altri asset limita la propensione al rischio.

Questa posizione intermedia suggerisce che non si dovrebbe parlare di una “fine del mercato toro” in senso assoluto, ma piuttosto di una fase di normalizzazione dopo un rally eccezionale. La conclusione di questo ciclo dipenderà molto dalle decisioni delle banche centrali e dagli eventuali shock geopolitici futuri.

Le variabili che possono invertire la tendenza

Tutti gli esperti concordano su una serie di fattori chiave che continueranno a influenzare il prezzo dell’oro nell’orizzonte 2025-2026:

  • Incertezze geopolitiche: il protrarsi della guerra commerciale, le crisi in Medio Oriente, gli sviluppi sul fronte Ucraina-Russia e le possibili tensioni tra USA e Cina.
  • Politiche monetarie delle banche centrali: la strategia della Federal Reserve e delle principali banche mondiali, con particolare attenzione ai tagli dei tassi e alla riduzione dello stimolo monetario.
  • Domanda di oro fisico e da investimento: una domanda che ha raggiunto livelli storici grazie all’interesse delle istituzioni, ma che potrebbe attenuarsi in caso di un clima economico globale più sereno.
  • Andamento del dollaro USA: il tasso di cambio influisce sull’accessibilità al metallo per gli acquirenti internazionali e dunque sulla domanda globale.
  • Trend inflattivo: se l’inflazione rimarrà persistente o si attenuerà, cambierà il ruolo dell’oro come copertura contro la perdita di potere d’acquisto.

L’interazione tra questi elementi renderà il mercato dell’oro particolarmente interessante da monitorare. Gli investitori dovranno prestare attenzione non solo agli indicatori economici tradizionali, ma anche ai segnali provenienti dalla Federal Reserve, dai vertici politici globali e dai dati sulle riserve auree delle banche centrali.

Conclusioni operative per investitori

Alla luce di queste analisi, il comportamento opportuno è quello di mantenere una strategia prudente e informata, diversificando il portafoglio in modo dinamico. Pur rimanendo un asset di riferimento per la tutela del capitale in fasi di alta incertezza, l’oro rischia di affrontare fasi di volatilità e correzione, soprattutto qualora si configurasse una ripresa sostenuta dei mercati azionari e delle economie avanzate.

Per gli investitori di medio-lungo termine, è fondamentale interpretare le previsioni degli istituti finanziari non come verità assolute, ma come orientamento per leggere i trend e capire quando sia il caso di consolidare i guadagni, incrementare la posizione o ridurla in funzione del ciclo economico globale. In questo contesto, il monitoraggio delle mosse della banca centrale statunitense, delle dinamiche geopolitiche e dei parametri macroeconomici sarà essenziale per sfruttare al meglio le opportunità, limitando i rischi associati a un’inversione di trend.

L’orizzonte temporale per la fine della corsa dell’oro secondo gli esperti più cauti sembra quindi collocarsi tra la fine del 2025 e il 2026, ma non si escludono nuove sorprese, considerate le condizioni di volatilità globale e la rapidità con cui vengono ridefiniti gli equilibri internazionali e finanziari.

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