Le infezioni batteriche rappresentano una delle principali minacce per la salute globale e la loro pericolosità è dovuta sia all’elevato tasso di mortalità sia alla crescente resistenza agli antibiotici. Tra le infezioni considerate più pericolose al mondo secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) spiccano, in particolare, alcune causate da batteri che colpiscono prevalentemente in ambito ospedaliero e che riescono ad aggirare la maggior parte dei trattamenti farmacologici disponibili. Queste infezioni, se non riconosciute e trattate tempestivamente, possono provocare quadri gravi come polmoniti, setticemie, meningiti e infezioni generalizzate con una rapidissima evoluzione, soprattutto nei soggetti più vulnerabili come anziani, immunodepressi e bambini piccoli.
Antibiotico-resistenza: il nuovo scenario delle infezioni
Oggi uno dei fattori che maggiormente contribuisce alla pericolosità di alcune infezioni è la resistenza agli antibiotici. Il problema nasce quando batteri, che in passato potevano essere facilmente controllati dai farmaci, sviluppano la capacità di sopravvivere anche ai trattamenti più aggressivi. Questa resistenza è favorita dall’uso improprio o eccessivo di antibiotici sia in ambito medico sia veterinario e rappresenta secondo l’OMS una vera emergenza sanitaria mondiale, tanto che si stima che entro il 2050 la resistenza antimicrobica possa causare fino a dieci milioni di morti ogni anno.
Le infezioni più pericolose sono infatti spesso provocate da questi batteri resistenti, detti anche “superbatteri”, che non solo mietono vittime tra i pazienti ospedalizzati ma, attraverso la loro rapida diffusione, minacciano enormi fasce della popolazione a livello globale. In questo contesto la prevenzione, il corretto utilizzo degli antibiotici e lo sviluppo di nuove terapie risultano fondamentali.
Tra le più letali: polmoniti e setticemie ospedaliere
Nell’elenco dei microrganismi considerati a priorità assoluta dall’OMS rientrano soprattutto Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa e le Enterobacteriaceae resistenti ai carbapenemi come Klebsiella pneumoniae ed Escherichia coli. Questi agenti patogeni sono tristemente noti perché causano infezioni ospedaliere come polmoniti gravi, setticemie (infezioni del sangue), infezioni delle vie urinarie complicate e ferite chirurgiche infette.
Tali batteri colpiscono in modo particolare pazienti ricoverati nelle terapie intensive, spesso già immunodepressi o sottoposti a dispositivi medici invasivi come cateteri e ventilatori meccanici. Una volta sviluppata la resistenza agli antibiotici, queste infezioni diventano estremamente difficili da trattare e associate a un alto tasso di mortalità.
Meccanismi di trasmissione e rischio
I patogeni responsabili di queste infezioni ospedaliere si trasmettono principalmente attraverso:
Un singolo focolaio in reparto può generare cluster di casi gravi nel giro di pochi giorni, soprattutto se non vengono rispettate rigorosissime procedure di isolamento e disinfezione.
La minaccia delle infezioni respiratorie
Un altro gruppo di infezioni particolarmente pericoloso a livello mondiale sono quelle che colpiscono le vie respiratorie. Queste includono, oltre alle infezioni causate da Streptococcus pneumoniae (pneumococco), anche polmoniti batteriche miste e influenza complicata da batteri. Le infezioni respiratorie acute rappresentano infatti una delle principali cause di morte nei Paesi a basso e medio reddito e colpiscono con particolare durezza bambini al di sotto dei 5 anni e anziani sopra i 65 anni, così come soggetti immunocompromessi.
Secondo recenti dati epidemiologici, la mortalità globale dovuta alle infezioni respiratorie acute può raggiungere i quattro milioni di decessi ogni anno, con un impatto devastante soprattutto nelle fasce più povere della popolazione mondiale. La loro pericolosità è determinata non solo dalla rapidità con cui possono evolvere da un’infezione banale a uno stato di insufficienza respiratoria e shock settico, ma anche dalla facilità della loro trasmissione tramite goccioline di saliva, tosse e oggetti contaminati.
Patogeni coinvolti e complicanze
Tra i batteri più frequentemente associati a quadri respiratori gravi troviamo:
Complicanze frequenti includono insufficienza respiratoria, necessità di ventilazione meccanica, diffusione sistemica del batterio con danno multiorgano e morte.
Infezioni gastrointestinali: Campylobacter, Salmonella e Shigella
Tra le infezioni infettive più diffuse al mondo, un ruolo di primo piano spetta anche alle malattie diarroiche batteriche, responsabili ogni anno di milioni di casi e centinaia di migliaia di decessi, in particolare tra i bambini dei Paesi in via di sviluppo. Tra i patogeni più pericolosi rientrano Campylobacter, Salmonella e Shigella.
Questi batteri, diffusi principalmente attraverso cibi o acqua contaminati, provocano violente diarree, febbre, crampi addominali, vomito e, nei casi più gravi, sepsi o danno renale. In contesti caratterizzati da scarsa igiene e difficoltà di accesso a terapie reidratanti e antibiotiche, la mortalità può essere estremamente elevata. In Svizzera, ad esempio, si registrano ogni anno fra le 7.000 e le 8.000 infezioni da Campylobacter e fra le 1.200 e le 1.500 da Salmonella, numeri che riflettono quanto queste malattie siano endemiche anche nei Paesi industrializzati.
Prevenzione e gestione
La prevenzione di queste infezioni si basa principalmente su:
Purtroppo, anche in questo ambito l’aumento della resistenza agli antibiotici sta rendendo sempre più complesse le cure e più frequenti i casi refrattari al trattamento.
Le infezioni: una sfida sanitaria globale
Il problema delle infezioni più pericolose al mondo è reso ancora più pressante dal fenomeno della globalizzazione, dai rapidi spostamenti internazionali e dai cambiamenti climatici, che favoriscono la diffusione di agenti patogeni sempre più resistenti e adattabili. La lista dei batteri considerati più letali dall’OMS include alcune rare ma estremamente pericolose zoonosi, come quelle trasmesse dal batterio Borrelia nella malattia di Lyme o le infezioni da Neisseria gonorrhoeae resistenti ai farmaci.
La comunità scientifica sottolinea la necessità di investire in ricerca, di promuovere una corretta informazione sull’uso dei farmaci e di rafforzare le reti di sorveglianza epidemiologica a livello globale. Solo attraverso strategie coordinate di prevenzione, diagnosi e trattamento sarà possibile contenere la minaccia rappresentata dalle infezioni batteriche più pericolose del pianeta.
Questo scenario impone una costante attenzione sia ai cittadini che agli operatori sanitari, ai governi e all’industria farmaceutica, perché la battaglia contro le infezioni e la resistenza antimicrobica è una delle sfide cruciali per la salute pubblica del XXI secolo.