Attenzione alla mortadella: ecco quanto fa male realmente a cuore e colesterolo

La mortadella, salume amatissimo della tradizione gastronomica italiana, è spesso al centro di discussioni in ambito nutrizionale a causa del suo impatto su cuore e colesterolo. Nonostante il suo sapore unico e la diffusione in ogni angolo del paese, il suo valore nutrizionale richiede un’analisi accurata, soprattutto per coloro che desiderano mantenere un’alimentazione equilibrata e prendersi cura della propria salute cardiovascolare. Negli ultimi anni, diversi studi e raccomandazioni dei principali enti sanitari hanno fatto maggiore chiarezza sui rischi reali correlati al consumo regolare di questo insaccato.

Composizione e valori nutrizionali: perché la mortadella va consumata con cautela

Uno degli aspetti principali che deve essere considerato è l’elevato contenuto di grassi saturi presenti nella mortadella. In media, 100 grammi di prodotto apportano circa 28-30 grammi di grassi, di cui una frazione significativa è proprio rappresentata da grassi saturi e una quota minore da grassi insaturi. Questi grassi, se assunti in eccesso, giocano un ruolo determinante nell’innalzare il colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) nel sangue, fattore di rischio noto per lo sviluppo di malattie cardiovascolari e aterosclerosi (indurimento e restringimento delle arterie).

Oltre ai grassi, la mortadella contiene anche sale in quantità elevate, un altro fattore di preoccupazione per la salute del cuore. Il sale in eccesso contribuisce all’aumento della pressione arteriosa predisponendo a patologie come infarto e ictus. Nel complesso, la densità calorica e il profilo lipidico rendono questo salume inadatto a un consumo frequente, soprattutto nei soggetti che soffrono già di ipercolesterolemia, ipertensione o patologie metaboliche.

Consumo eccessivo e salute cardiovascolare: i rischi documentati

Le principali organizzazioni sanitarie, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sottolineano come i salumi — mortadella compresa — debbano essere considerati un alimento da consumare solo occasionalmente. Un’assunzione regolare, soprattutto in quantità superiori ai 50 grammi per porzione, favorisce un aumento significativo del colesterolo plasmatico, incrementando anche il rischio di ipertensione e di eventi cardiovascolari avversi.

Il meccanismo attraverso cui i grassi saturi incidono sulla salute è ormai ben conosciuto: da un lato, aumentano i livelli di LDL nel sangue, dall’altro tendono a ridurre la quota di HDL, ovvero il “colesterolo buono” che contribuisce a ripulire le arterie dai depositi dannosi. Questa combinazione si traduce, nel lungo periodo, in un rischio più elevato di arteriosclerosi e patologie coronariche. Non va dimenticato inoltre che, in chi presenta una predisposizione familiare a queste malattie o già soffre di diabete o ipertensione, la vulnerabilità agli effetti negativi aumenta ulteriormente.

Moderazione e abbinamenti intelligenti: strategie per ridurre l’impatto della mortadella in tavola

È fondamentale capire che nessun alimento singolarmente è “proibito” in una dieta equilibrata: ciò che conta è la frequenza e la quantità con cui viene consumato. Gli esperti consigliano di inserire la mortadella solo saltuariamente nella propria alimentazione, con una quantità non superiore a 50 grammi a singola porzione, preferibilmente meno di una volta a settimana.

Un utile accorgimento è abbinarla con alimenti ricchi di fibre, come pane integrale e verdure fresche, che favoriscono la riduzione dell’assorbimento intestinale dei grassi e del colesterolo. Se il piacere di gustare la mortadella è irrinunciabile, meglio orientarsi su piccole quantità e variarla con altri affettati magri come prosciutto cotto o bresaola che presentano un impatto inferiore su cuore e colesterolo.

Inoltre, nell’ambito di una dieta giornaliera ricca di frutta, verdura, cereali integrali e grassi insaturi (come quelli presenti nell’olio extravergine d’oliva, nella frutta secca o nel pesce azzurro), il consumo occasionale di mortadella avrà un impatto molto più limitato sulla salute complessiva. È importante però non sottovalutare la tendenza a inserire frequentemente insaccati nei pasti quotidiani, soprattutto per motivi di praticità o abitudine: l’accumulo di fattori di rischio ha un peso decisivo nel tempo.

Salute pubblica, raccomandazioni nutrizionali e rischi associati agli insaccati

Dal punto di vista dell’epidemiologia alimentare, gli insaccati sono associati a un incremento documentato di rischio cardiovascolare e di altre patologie croniche, tanto che sui livelli di colesterolo totale e LDL l’impatto è dose-dipendente: più aumentano le porzioni settimanali, maggiore sarà l’effetto negativo sulla salute. Inoltre, il consumo frequente di salumi è correlato a un maggiore rischio di tumori dell’apparato digerente, dovuto anche alla presenza di nitriti e nitrati usati come conservanti, sostanze su cui la comunità scientifica mantiene una posizione molto cauta dato l’effetto cancerogeno rilevato in alcuni casi.

Non mancano tuttavia voci che sottolineano come il colesterolo presente nella mortadella in sé non sia particolarmente elevato in confronto ad altri alimenti animali (circa 70 mg per 100 grammi di prodotto), ma la presenza contemporanea di grassi saturi e sale rimane comunque il vero fattore di rischio per il profilo lipidico complessivo. L’obiettivo principale resta sempre l’equilibrio tra gusto e salute: godere della mortadella senza precludersene totalmente il consumo, ma con la consapevolezza dei rischi correlati e la capacità di gestire le quantità.

  • Limitare la frequenza a meno di una volta a settimana.
  • Preferire piccole porzioni da 30-50 g.
  • Abbinare sempre verdure e cereali integrali ai salumi.
  • Scegliere affettati magri nelle altre occasioni.
  • Controllare l’apporto complessivo di sale giornaliero.

Per concludere, la mortadella non è un alimento da demonizzare, ma è importante inserire il suo consumo in uno stile alimentare attento e consapevole, soprattutto per chi ha a cuore la prevenzione di malattie cardiovascolari o soffre di colesterolo alto. In caso di dubbi, il consiglio più valido resta sempre quello di confrontarsi con un nutrizionista esperto, per personalizzare la propria dieta sulle esigenze individuali e prevenire i principali rischi per la salute pubblica.

Chi fosse interessato all’approfondimento delle basi fisiologiche e delle strategie di prevenzione può consultare la voce colesterolo, dove si trovano spiegazioni dettagliate sul metabolismo lipidico e sulle patologie associate.

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